L'ultimo Gasp, inguineMAH!gazine #2 – anno1 (2003)
È nel momento in cui le realtà svaniscono
che si esercita appieno il talento dell’uomo di accontentarsi
di belle parole. Scomparsa Roma, il suo fantasma ha avuto vita dura.
Marguerite Yourcenar, Con beneficio d’inventario.
Interpretare la discesa della curva di una decadenza è quanto di più difficile possa tentare di fare una civiltà rispetto alla sua contemporaneità: questa era la valutazione che Marguerite Yourcenar dava della mediocrità interpretativa della storia della fine dell’impero romano contenuta nell’Historia Augusta. Tale mediocrità non ha però impedito a queste figure, descritte spesso come macchiette dai contorni grotteschi e splatter, di insinuarsi nella nostra percezione: esse hanno avuto la forza di similitudini distorte, ma quasi naturali, per descrivere il presente storico fino alla Seconda Guerra Mondiale. I vizi di Eliogabalo, l’assassinio di Caracalla, la testa di Massimino Trace piantata su un palo sotto le mura di Aquileia, sono stati punto di comparazione e riferimento quasi obbligato per letterati, storici e osservatori del presente fino a quel momento.
La Seconda Guerra Mondiale ha offerto nuovo materiale e ha quasi scompaginato questo repertorio di personaggi truci, tramandatici da un gruppo di storici di variabile qualità, lasciando il posto a nuovi termini di paragone: Hitler e Mussolini, e parzialmente Stalin. Di questi, Mussolini è purtroppo un prodotto nostrano. Non possiamo esimerci dal confrontarci con lui, che inventò il fascismo e ne tramandò il nome a tutto il mondo per descrivere con imprecisa approssimazione un regime italiano totalitario fatto di trebbiatrici, piccoli imperi, repressione, e che ha anche avuto come obiettivo la costruzione ex novo di un immaginario rivoluzionario: rivoluzionario nel senso letterale del termine, che voleva quindi rifondare, partendo da un travisamento della storia antica e dell’impero romano, un nuovo modo di rappresentazione del sé e del reale.
In particolare a partire dalla fine degli anni ’80, complice la caduta del muro, si è assistito ad una diversa declinazione dei termini fascista e nazista. Da una parte una corrente revisionista opera per un salvataggio del “buono” realizzato (e non parliamo solo dei treni in orario…), dall’altra l’utilizzo di queste due immagini così agglutinanti del male è stato un pericoloso grimaldello per aprire la strada alla creazione di nuovi nemici, alla definizione di nuovi confini: sintomo che quella storia non è finita.
Il tema portante di questo numero non vuole avere ovviamente intenti apologetici. Nessun peana, nessun encomio al duce. Chi volesse comprare la rivista con questa aspettativa, risparmi gli euri. Certo non si troverà neanche della satira caricaturale. Italiani brava gente, oppure la caricatura distorta e penosa del Benito nazionale, oppure ancora ma noi non siamo stati così cattivi. Piccole storie, brandelli di belle parole, un fantasma che si aggira pericolosamente per l’Europa. Non quel fantasma…