Morire, partire, ritornare. Il gioco delle rondini - Fumetto Libano

Testo realizzato in occasione della mostra Cedri a fumetti, Komikazen 2008

“Nell’aprile scorso, sul sito dell’INA (Istituto nazionale di audiovisivi), che aveva appena messo i suoi archivi in linea, mi sono imbattuta in un reportage su Beirut del 1984. I giornalisti intervistavano gli abitanti di una via situata sulla linea di demarcazione. Bloccata a causa dei bombardamenti all’ingresso del suo appartamento – l’ingresso era spesso la stanza più sicura perché la meno esposta – una donna dallo sguardo angosciato disse una frase che mi ha fatto venire la pelle d’oca. Questa donna era mia nonna. Ero a Parigi e all’improvviso sullo schermo del mio computer, mia nonna fece irruzione e mi offrì un pezzo della nostra storia. Questo mi ha sconvolta e mi sono detta che era forse il momento di scrivere finalmente il racconto che mi agitava da allora.

“Io tutto sommato (però) penso che si stia, forse, più o meno al sicuro qui”. E’ la frase che ha detto mia nonna nel 1984. E’una frase che si interroga sulla nozione di spazio di territorialità. E’una frase che riassume la ragione per la quale molti abitanti sono rimasti “a casa loro” malgrado il pericolo. E’ anche la prima frase del mio futuro album.


Siamo a Beirut, negli anni ’80, al numero 38 della via Youssef Semaani, e più precisamente all’ingresso dell’appartamento al primo piano. Siccome è la stanza più sicura della casa – e dunque dello stabile, dato che è al primo piano, anche tutti i vicini sono lì. In questo ingresso c’è la storia di ciascuno dei personaggi, la storia che hanno avuto in comune, quella del microcosmo che formano e la storia della metà della città che Beirut era diventata. In questo ingresso c’è anche della carta da parati. In questo interno esiguo dove si presenta inzialmente come sfondo, materializza poco a poco la guerra che infuria all’esterno. Questa carta da parati è il filo conduttore della storia che racconto.


[Beyrouth] Catharsis

Racconto pudico di un’infanzia nel Libano degli anni ’80, [Beyrouth] Catharsis prende in prestito le parole e le visioni di una bambina che ha per terreno di gioco un piccolo pezzo di strada con i suoi abitanti, i suoi commerci intriganti…Per lei la guerra è quella realtà così vicina, ma allo stesso tempo pressoché invisibile

Sottile evocazione del passaggio dall’universo familiare dell’infanzia al mondo degli adulti attraverso lo spazio della città, questo breve fumetto scritto nel 2002 è tanto più commovente poiché trova nell’attualità delle eco dolorose.


[Beyrouth] Catharsis è il primo volume di un progetto più vasto, un lavoro plurale sulla memoria, che esplora differenti modi di ritrasmettere un’esperienza intima forte, la guerra in Libano vissuta da una bambina. I formati, l’approccio saranno deliberatamente vari col susseguirsi dei libri, inventando differenti vie per trasmettere i ricordi e le emozioni dell’autrice.


Zeina Abirached

Libanese, Zeina Abirached è nata a Beirut ne l 1981. Vive attualemente fra Beirut e Parigi. Dopo gli studi all’Accademia libanese di Belle Arti (ALBA), ha seguito un corso di specializzazione in animazione alla Scuola Nazionale di Arti Decorative a Parigi. E’ l’autrice di [Beyrouth] Catharsis, primo premio del festival di fumetto di Beirut nel 2002 e del “libro-oggetto” 38 rue Youssef Semaani.


Zeina Abirached è nata nel 1981 a Beirut. Ha trascorso la sua infanzia in una casa situata sulla “linea verde”, zona di demarcazione che tagliava in due la città di Beirut durante la guerra civile. Sua madre inventa per lei ogni giorno una storia per nascondere la realtà della guerra che si svolge a qualche metro dalla loro strada. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Beirut, si ispira a questo episodio per realizzare il suo primo album, Catharsis. Dove si trova, in bianco e nero, in uno stile affinato, tutta la gravità di Beirut mescolata allo sguardo di una bambina che scopre alla fine la realtà del mondo. Zeina Abirached prosegue questo filone di album autobiografici con 38 rue Youssef Semaani, suo secondo album dove il titolo è il suo indirizzo personale.


E vi disegna con la stessa poesia e gli stessi contrasti le figure familiari dei vicini e dei commercianti che hanno appreso l’oblio della guerra. Il suo ultimo album Mourir, partir, revenir, è il gioco delle rondini, dona a Beirut il personaggio principale al quale si aggiunge il tema della fuga verso altro.



  1. INTERVISTA PER FIGARO

Alla vigilia della sua partenza per Angoulême, Zeina Abirached ha ridipinto il suo appartamento. Mentre altri sarebbero angosciati all’idea di essere giudicati sul loro lavoro, lei arriva all’intervista come un fiore, indossando una bandana, d’obbligo, visti i lavori di pittura, per trattenere i suoi lunghi ricci bruni. A 26 anni e già 3 fumetti all’attivo, Zeina si trova perfettamente a suo agio “fra le tavole”. Quando nasce in Libano nel 1981, la guerra ha già 6 anni. A Beirut abita sulla linea verde che separa i quartieri est e ovest. La sua quotidianità è inquadrata dai muri di sacchi di sabbia e dai container che proteggevano gli abitanti dai proiettili dei franchi tiratori. “La guerra è stata la normalità per me, perché ci sono nata dentro”. Per questo quando rievoca la sua infanzia, la sua espressione non è né grave né disgustata. Parla piuttosto dei suoi vicini, quelli che descrive in Mourir partir, revenir, le jeu des hirondelles, del suo fratellino, dei suoi parenti. “Mia madre impiegava un’energia folle per proteggerci. Quando bisognava fare le valigie all’improvviso, ci diceva che partivamo in vacanza e ci chiedeva se volevamo portar via le biciclette!”. Ama i disegni, un po’ di più che gli altri bambini. “All’epoca del mio rientro al CP, la prima cosa che mi ha colpito nel corridoio era un immenso disegno del libro della giungla: la più bella cosa che avevo mai visto nella mia vita”. Disegna nel suo angolo, vince dei concorsi a 14 anni, divora i fumetti. “Asterix e Tintin all’inizio e poi Bretechér, Gotlieb e Tardi”. Dopo il suo diploma entra all’ALBA, l’accademia libanese di Belle Arti, e crea il suo primo fumetto. E in una notte disegna Beyrouth Catharsis, un’opera breve nella quale una bambina racconta il momento in cui il muro fra le due Beirut cade, quando la città si dispiega piena e reale. “La mia generazione non ha mai veramente potuto esorcizzare la guerra. Per me, in quel momento è stata una necessità di potermi esprimere. Non sono arrivata al fumetto per fare della fiction, in ogni caso non all’inizio. Ci sono veramente arrivata per un’urgenza”. Zeina sbarca a Parigi alla fine del 2003 per seguire un corso di formazione alla Scuola Nazionale Superiore di Arti Decorative. E’ la prima volta che vive sola. “Avevo l’impressione di uscire appena dalla guerra, ho avuto molti incubi all’inizio”. Ma vivere a Parigi le ha permesso anche di fare una sorta di cernita nella sua memoria. Disegna 38, rue Youssef Semaani e dopo Le jeu des hirondellesUn’opera nata da una frase: “Sfogliando gli archivi dell’INA su internet , ho scoperto un reportage su Beirut, nel quale appariva mia nonna. Pronunciava una frase incredibile: “Io tutto sommato (però) penso che si stia, forse, più o meno al sicuro qui”. Quanto al titolo del suo fumetto Zeina l’ha preso da un graffito che troneggia ancora su un muro di Beirut. Questa frase mi ha ossessionato per molto tempo. Il graffito è stato fatto da un certo Florian, che ho cercato di trovare senza successo. Ho fantasticato completamente sul personaggio. L’immagine delle rondini rappresentava perfettamente tutti quei libanesi che dovevano migrare a causa dei bombardamenti”.


Se tre opere parlano della sua infanzia libanese, è sempre attraverso dei personaggi che hanno popolato i suoi giovani anni e mai da un punto di vista politico o storico. E’ qui la differenza con Marjane Satrapi, alla quale Zeina è spesso paragonata. Certo, le due donne disegnano in bianco e nero e parlano della loro vita in un paese in guerra. “La semplificazione è umana e questo paragone mi lusinga, ovviamente, ma non ho veramente l’impressione di fare della Marjane Satrapi.” Attualmente ha aperto una breccia in Libano che contava fino ad oggi pochissimi autori di fumetti. “Sono nate due fanzines e sempre più autori si autoproducono o sono editi dalle scuole”. Quanto al suo lavoro di memoria, come lo chiama, non è ancora del tutto terminato. Ma amerebbe anche collaborare alla redazione di racconti per l’infanzia o alla realizzazione di un film d’animazione. Prima di tutto però dovrà finire di ridipingere il suo appartamento.