L’articolo è stato pubblicato originariamente su Linus, n° 598, marzo 2015
Chi ha paura di Cappuccetto Tsipras?
Fotografia della satira ellenica ai tempi si Syriza
V for Varoufakis anche sui Social: in questi giorni di intensi viaggi e incontri per definire le condizioni di revisione del debito greco, uno dei più nominati nello spazio virtuale del Web è proprio lo scravattato accademico neoministro greco. Forte della sua precedente notorietà in rete, supportato dall’aspetto fisico e dallo sguardo languido, il ministro delle Finanze più desiderato del momento, ha vinto la battaglia dei cinguettii, non solo tra i greci, ma anche tra i tweet in inglese. La citazione più amata mette in campo tutta la suggestione del “siamo pochi, ma buoni”, uno dei refrain della comunicazione politica del partito vincitore alle elezioni: “Ad un certo punto qualcuno deve pur dire No. Questo ruolo è ricaduto su di noi, la piccola Grecia (At some point someone has to say No. This role has fallen to us, little #Greece), frase che è rimbalzata per circa 5000 volte in inglese.
Ma nell’immaginario, oltre al piccolo e indifeso paese, al paese cuore antico di una civiltà occidentale che costruisce il proprio DNA proprio su una parola di origine ellenica, democrazia, è emerso un nuovo personaggio, recuperato dalla memoria fiabesca e ben presente nell’iconografia della caricatura politica, e che ben si sposa con il rosso Tsipras. Piccolo e rosso, indifeso ma deciso a compiere la missione, ovviamente nella fiaba è lei, la bambina che viene mangiata dal lupo. Ed ecco il secondo messaggio più amato dal popolo della rete sociale: Let’s make a deal, wolfie! (Dai, facciamo un accordo lupetto!), e ovviamente il ruolo del lupo non può che essere quello di Wolf_Schauble, ormai un nuovo epiteto per il ministro dell’Economia tedesco, l’inossidabile uomo di potere germanico che, oltre ad avere negoziato la riunificazione tedesca, siede in gabinetto dal 1984 quasi ininterrottamente.
Dall’altra parte cappuccetto rosso in versione Tsipras, che forse sarà sbranato, ma intanto è dalla parte dei buoni. Niente politically correct sulla carrozzina e la disabilità del ministro germanico, dovuta ad un attentato del 1990 di uno psicopatico. Ma diciamo che sui tedeschi la scure della satira non guarda in faccia nessuno. Come se le matite si fossero fermate agli anni ‘40.
Qualcosa però è cambiato nel mondo della satira: intanto come in tanti Paesi sono scomparse riviste storiche. Babel innanzitutto: molti italiani se la ricordano perché era un luogo particolarmente attento al fumetto nostrano, e poi organizzava il più bel festival europeo. Una sorta di trance musicale fumettistica dove accorrevano migliaia di giovani, ma senza mercato e senza cosplayer. È scomparsa Galera, un tentativo durato alcuni anni di mettere insieme fumetto politico e satirico. Ma soprattutto sono scomparse in una notte la TV di Stato e il quotidiano più importante, Eleftherotipia, seppelliti da una classe dirigente inetta e vorace. Di conseguenza anche gli spazi per il confronto, per la pubblicazione si sono ristretti notevolmente. Sono sopravvissute però esperienze come To Pontiki (il topo), storico settimanale satirico a base di fotografie con balloon e articoli particolarmente ironici. Ci sono stati poi alcuni importanti contributi, la crisi ha tolto lavoro ma non lo sguardo, e così sono fioccate le pubblicazioni che mappano la crisi, i suoi effetti sociali e i suoi colpevoli (come ad esempio il Memorandum dei disegnatori).
Così prima delle elezioni i disegnatori greci si erano concentrati sulla rappresentazione di una classe dirigente ormai asservita ai potentati esterni al paese, colpevoli della crisi devastante e dei suoi effetti sulla popolazione, ma il post elezioni non li ha lasciati privi di strumenti per ironizzare e per contribuire alla demitizzazione di un governo che altrimenti potrebbe parere veramente troppo bello per essere vero.
Intanto Tsipras da ragazzo veloce e imprendibile (come nelle vignette del 2008 di Ioannis Ioannou, uno degli storici disegnatori umoristici ellenici) che soffia sul collo del partito socialista allora al potere saldamente (sembra un secolo fa…ma sono solo sei anni!), è diventato il birbante cappuccetto rosso, ateo e presenzialista.
Il lupo è sempre cattivo, ed essendo individuato nei tedeschi, è troppo facile cadere nel cliché deltetesco kattiven, anche se in molti disegni si sottolinea che i lupi sono tanti.
La società greca, ancora arcaica per alcuni versi, viene rappresentata nella sua medietà dall’uomo primitivo o dalla contadina/pastore. Anche se girando per le strade di Atene la sfavillante metropolitana, linda ed essenziale, sembra parlare di un’altra epoca, la tradizione e il villaggio sono rimasti nel cuore. Dio si sarà dimenticato di parlare con Samaras, l’ateismo esplicito e inusitato per il nazionalismo greco (stato e ortodossia stanno nella stessa bandiera) diventa nelle mani dei caricaturisti un oggetto di lieve satira, sagace, ma non forcaiola. Un po’ come, mutatis mutandis, l’omosessualità in Italia: una questione su cui tuonare, ma che non ha impedito a Vendola nella terrona Puglia di essere eletto due volte. Così il giovane premier sarà pure senza Dio, ma nel dialogo con il Papa la sua attenzione a chi rappresenta il clero viene trasformata in attenzione per il numero di seguaci, non diversamente da Lady Gaga. E il cambiamento di schemi e di soggetti al potere è bene presente in molte vignette di questi giorni: Satirikos di To Pontiki nella fotografia del nonno e della bambina sottolinea i cambiamenti del sistema scolastico e le paure di una revisione culturale in Grecia (“cosa avete imparato oggi a scuola?” “La dialettica del processo storico, nonno”)
E riprende il tema del cambio anche nella fotografia della polizia in assetto: “perché l’ispettore ci ha detto di non bastonarli? Glielo ha detto Panousis?” “No, perché c’è il rischio che poi diventino ministri”. E sempre la polizia si chiede “Ma ora che Syriza è al potere, chi possiamo menare?” “Gli imprenditori antagonisti”. L’aspetto di cambiamento radicale, antropologico, è quindi al centro di molta radiografia vignettistica. I rischi non sono peraltro nascosti,né minimizzati: la vignetta della Merkel con il poker d’assi e Tsipras che bara è esplicita in questo senso. Le carte giocano a favore dell’avversaria, tuttavia il turbo ragazzo rosso bara.
La linea della crisi è quindi ancora ben presente: la sostanziale fiducia con cui questo governo è stato accolto, la speranza che senza dubbio ha creato nella maggioranza della popolazione di una possibile fuoriuscita dal tunnel, non ha messo gli occhiali della sola ammirazione nel disegno degli umoristi greci. Il rischio del gioco solitario, testa a testa con un altro paese, l’eccesso va confidenza nelle proprie forze, il lascito di un’identità che proviene da un partito comunista fedele all’URSS fino alla sua scomparsa, sono gli aspetti preponderanti di quanto pubblicato finora. Di certo la tentazione del tedesco nazista, semplificatoria e che ha già creato problemi di relazioni con la repubblica federale, è troppo ghiotta e trova ampio pubblico nella memoria collettiva condivisa in Grecia. La guerra della memoria si gioca anche a suon di divise, e la Seconda Guerra Mondiale non ha ancora finito di mietere le sue vittime. Solo così si spiega come il primo atto di neoeletto primo ministro sia stato visitare il sacrario dei fucilati di Cesariani dell’occupazione tedesca: non diversamente dal Presidente Mattarella, gli stessi politici posizionano il proprio ruolo simbolico a partire da quel momento storico. Che colpa hanno i disegnatori se poi usano quei simboli per leggere l’oggi? Lo Stern ha chiesto a Tsipras un commento sulla vignetta di Schauble nazista che ha provocato il disappunto anche della comunità israelitica greca: “Insistiamo sul sapone dal vostro grasso…Discutiamo sul concime dalle vostre ceneri” diceva il ministro tedesco. “Non mi rappresenta” sostiene il premier greco, malgrado sia stata pubblicata sul quotidiano di partito Avghi. Ha poi sottolineato che è per la libertà d’espressione, ma penso che le matite le abbia appuntite lui.
Le vignette sono tratte dal sito di Ioannis Ioannou http://yannis-ioannou.com, Della rivista To Pontiki http://www.topontiki.gr, la vignetta di Ilias Makris è stata pubblicata sul quotidiano Kathimerini il 18 gennaio 2015